La politica nel tempo della crisi

Crisi è la parola che meglio descrive questi anni del XXI secolo. Crisi economica, sociale, politica, morale, antropologica. E sempre le crisi sottopongono chi le vive all'angoscia, è la rottura delle certezze del passato e l'incertezza del futuro. E la nostra crisi è più grave perchè s'innesta su un paese in cui è cominciata ben prima della globalizzazione e ha trovato risposte laceranti. Due metafore, che poi sono una, descrivono la situazione dell'Italia e, forse, del mondo. Una, proposta da Eugenio Scalfari, parla della società italiana come di uno specchio rotto, i cui frammenti rimandano visioni parziali che vogliono essere totali. Parla di una impossibilità a rappresentare un paese unito ed a costruire una prospettiva generale, parla di mille egoismi che vedono solo il proprio e vogliono divenga generale. L'altra è di Alberto Asor Rosa (ma non solo) che parla di democrazia senza demos, dell'impossibilità di “avere” un popolo. Asor Rosa ha sperato che la classe operaia, costruendo una visione dell'interesse generale, potesse essere il nucleo del “popolo”. Certo non riuscì la borghesia ad essere questo nucleo per ragioni storiche troppo lunghe e complesse per essere esaminate. Ed oggi, rileva Asor Rosa, di fronte ai rottami della borghesia e della classe operaia spunta una “classe emergente” composta da mille egoismi e da un avidità senza fine, priva di cultura e ad essa del tutto indifferente che sostituisce alla narrazione ideologica, propria delle classi del XX secolo, il cicaleccio del gossip e l'esibizione di ricchezza e potere. Una classe trasversale che pratica il potere per il potere e la ricchezza per la ricchezza, incapace anche di vedere che il denaro è un mezzo, poiché non ha e non vuole fini. E così assistiamo increduli alle feste dei maiali. Scalfari ed Asor Rosa denunciano una situazione dalla quale buona volontà e “prediche” non possono tirarci fuori, nemmeno predicare il ritorno all'etica pubblica può, perchè le cause sono profonde, complesse e non solo italiane, si pensi a quanto avviene in Europa (altro specchio frantumato) e nel mondo. Forse ha ragione Piero Ottone http://triskel182.wordpress.com/2012/10/05/vivere-in-italia-un-paese-disgregato-piero-ottone/ forse l'antipolitica dei “personaggi” spazzerà via la “classe emergente”Ma ricordo quanto diceva Lorenzo Milani “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio.Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia” e quindi credo che ogni proposta che parta dagli individui sia parte del problema e non della soluzione, solo la paziente, estenuante, deludente pratica della democrazia ci permetterà di “sortirne insieme”, altrimenti la marea ci sommergerà e lascerà ognuno nella sua solitudine. Scorciatoie non ne vedo, né tanto meno taumaturghi che son sempre sintomi della crisi e qualche volta ne costituiscono il volto più feroce.

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