A che serve, chi serve, la scuola?

Sempre più spesso ritorna la questione della funzione della scuola. A che serve la scuola? Una domanda che non ci poniamo perchè riteniamo sia scontata, banale, ma forse non lo è e vale la pena chiarire. Secondo me, la scuola adempie e deve adempiere a tre funzioni che possono essere così schematizzate:



Funzione

Descrizione

Servizio alla persona

La scuola è un servizio alla persona, studente o famiglia che sia. Adempie al compito di preparare il giovane alla sua vita futura ed all'inserimento nella vita sociale e lavorativa.

Servizio pubblico

La scuola adempie al compito di trasmettere i valori, i comportamente e le conoscenze che lo Stato ritiene fondamentali per i suoi cittadini. Prepara alla vita pubblica e dipende dalle forme politiche e sociali contingenti

Servizio alla Cultura

La scuola trasmette la “tradizione” culturale, il passato e le sue acquisizioni, garantisce la conoscenza dei più alti prodotti dell'ingegno e dall'arte. In questo senso costituisce il fondamentale strumento di trasmissione intergenerazionale

Ovviamente si tratta di uno schema che semplifica perchè ogni aspetto è interconnesso con gli altri, ad esempio la conoscenza della propria cultura è un servizio alla persona perchè la rende libera, la proietta in una dimensione temporale storica che mostra come le cose mutino e perciò che anche l'oggi cambierà. Certo questa dimensione che, relativizzando, responsabilizza non ha alcun valore “competitivo”, al limite può essere dannosa: un individuo competente è chi “esegue” abilmente non chi riflette e critica (cfr. per approfondire Hannah Arendt ed il tema della distinzione tra conoscere e pensare), ovviamente si adotta un'interpretazione di “competenza”, non l'unica perchè la competenza è costrutto “cangiante”.

Naturalmente ognuno di noi istintivamente privilegia uno dei tre aspetti e lo ritiene l'unico, o quello fondamentale, e così legge gli altri alla luce di questa “preferenza”. Ma ogni aspetto, come nella classica tripartizione politica aristotelica può, se ritenuto preponderante “degenerare”. Qui una tabella con la degenerazione



Funzione

Degenerazione

Servizio alla persona

Scuola-mercato La scuola offre un prodotto che incontra la domanda dell'utente. L'utente ed i suoi bisogni sono posti al centro dell'istruzione, trasformando il soggetto in un consumatore. Naturalmente il rapporto è quello classico del mercato e la cosiddetta “sovranità del consumatore” è fittizia, negata da monopoli e asimettrie informative.

Servizio pubblico

Scuola-etica La scuola sviluppa apprendimenti che controllano i comportamente adeguando l'individuo alla forma politica in cui vive.

Servizio alla Cultura

Scuola-Castalia Il termine Castalia è, ovviamente tratto dal romanzo di Herman Hesse “Il gioco delle perle di vetro”. Si allude qui al carattere “sterile” di una scuola separata dal Presente e legata esclusivamente ad un canone passato. E' da dire che questo rischio è minore proprio come il romanzo dimostra perchè il gioco stesso è “vivo” se giocato ai suoi più alti livelli, ma è talmente complesso, ricco e vasto che si può trascorrere un'intera vita senza completarlo né raggiungere altro che una comprensione superficiale. Peraltro non è nemmeno una vita insoddisfacente.

E' innegabile che oggi il primo aspetto sia preponderante e guidi la discussione pubblica, relegando l'aspetto culturale agli “addetti ai lavori”, coloro che conoscono il "gioco" che diventano sempre meno e sono sempre meno influenti perchè incomprensibili ai più. Eppure gli spazi di libertà nella scuola sono sempre nati dal “gioco” ed ogni volta che è stato piegato ad interessi estranei, siano quelli del cliente o quelli dello Stato, gli esiti sono stati nefasti, nel passato è stato il secondo aspetto, quello statale, determinante e solo con le riforme neoliberali, cioè, nel nostro Paese, dagli anni '90, il primo aspetto è diventato preponderante e gli effetti nefasti si cominciano ad intravedere: dall'aumento delle disuguaglianze, al conformismo, alla finta competizione che emula la “concorrenza” e la “mano invisibile”, alla superficialità delle conoscenze che divengono “caotiche” ed impediscono persino l'espressione, per cui i termini “sapere” ed “ignorare” non hanno più alcun significato e si vive realmente nel mondo delle “opinioni” incomunicabili ed invalutabili.