Il presente, Keynes e facebook

Uno dei pregi di facebook è che puoi collegarti con persone che altrimenti non avresti conosciuto per motivi di lontananza geografica, o anagrafica, o di interessi. Spesso così si instaurano, o assisti, a discussioni molto interessanti che uniscono persone con competenze, età ed interessi molto diversi. Talvolta ignori sia i luoghi in cui dimorano che l'età e gli interessi dei partecipanti alle discussioni, spesso li scopri poco alla volta “spiando” sulle loro “bacheche” e spesso le discussioni si “intersecano” in contemporanea creando “corto circuiti” divertenti. Qualche giorno fa due “amici”, su fb, annunciavano un loro articolo su micromega-online con delle proposte per ri-animare l'economia italiana
http://temi.repubblica.it/micromega-online/una-scossa-da-40-miliardi-per-rianimare-leconomia/
Rispondeva loro un loro amico con un articolo critico in cui spiegava che l'articolo dei miei due amici era errato perché riprendere ricette keynesiane poteva al più “addolcire” le contraddizioni del capitalismo, ma il problema era cambiare il modello di sviluppo
http://www.ilmilitanteignoto.it/?p=55
Seguivano interessantissimi interventi, consiglio di leggerli perché i miei riassunti e la mia interpretazione della discussione è fuorviante rispetto al valore del dibattito.
http://www.ilmilitanteignoto.it/?p=55#comment-6
Contemporaneamente un altro amico postava un messaggio in cui citava Keynes come una guida per la sinistra del XXI secolo ed, ovviamente, gli veniva risposto che questo “superamento-rimozione” di autori come Marx era, viceversa, esiziale per la sinistra e che Keynes e le sue proposte erano interne alle logiche capitalistiche. Le discussioni erano e sono interessanti di per se, ma mi hanno fatto venire in mente la chiusa di un articolo di Keynes del 1930, in italiano per la prima volta nel 1983, in “Come uscire dalla crisi”- Ed Laterza con il titolo “Il problema degli alti salari”. L'articolo è interessante ancor oggi, ma una lettura attenta dovrebbe tenere conto della situazione e del dibattito economico del 1930 (precauzione sempre indispensabile per la lettura di ogni autore, ma indispensabile per quella di Keynes), ma la chiusura è valida anche senza precauzioni filologiche e critiche.
“Bene, come nel caso di alcuni giudizi economici del passato, ad es. quelli di Ricardo, queste franche conclusioni di un economista possono essere interpretate in un senso sia conservatore che rivoluzionario. Il conservatore concluderà che il suo istinto ha ricevuto un’ampia giustificazione in quello che ho detto. Esso lo portava a sottolineare l'estremo pericolo e la difficoltà di abbandonare antichi sentieri e a ritenere che le vecchie e gravi disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza fossero radicate nelle cose. D’altro canto il liberale ed il socialista moderato saranno felici di trovare che essi hanno avuto ragione nella loro diffidenza verso il sindacalismo radicale, che la migliore strada consiste nel continuare ad ampliare il programma di servizi sociali cominciato nel 1906 e che vi è ancora spazio lungo queste linee. Infine, il rivoluzionario apprenderà da questo scritto che la situazione è proprio quella che supponeva, cioé che non vi è nulla da fare nell’attuale contesto sociale, che che è un completo spreco di tempo cercare di emendarlo e che l'unica attività sensata è organizzarsi in vista di cambiamenti rivoluzionari. Cosi credo proprio di esser stato capace, una volta tanto, di accontentare tutti.”
Non so voi, ma io adoro tanta sottile ironia.