Una nota sulle competenze imprenditoriali nella scuola

Sulla bacheca di un amico, uno di quelli capaci di stimolare discussioni interessanti, è venuta fuori una questione che esulava dal post iniziale, ma importante per molti versi. In un commento di un collega compariva una critica verso chi “schifiamo chi viene celebrato perché ricco e famoso (la società dal de cuius fondata ha superato da poco i 1000 miliardi di capitalizzazione.)”. Non ho ulteriormente commentato perché con il collega in passato eravamo “amici” e di comune accordo, su sua sollecitazione, abbiamo deciso di evitare ulteriori interazioni :) Cosa era accaduto? Il post riguardava un articolo che presentava il caso di una ragazzina di 16 anni ritenuta un “genio della robotica” che non poteva frequentare la scuola perché troppo impegnata con la promozione della sua società di robotica. Dopo aver precisato che nelle scuole italiane di “geni” così ne esistono molte migliaia, ad esempio gli studenti del Verona-Trento della mia città, ma di ogni industriale e tecnico d’Italia, la ragazzina usa Arduino e Raspberry per fare robot e fa corsi a pagamento per insegnarne l’uso, commentavo la percezione dei media sui geni. Scrivevo così:”il 5 ottobre 2011 muore Steve Jobs ed è lutto internazionale, è morto il geniale inventore. Il 12 ottobre 2011 muore Dennis Ritchie, ma nessuno se ne accorge. Una società che celebra così è destinata all'estinzione, ovvero è destinata a dividere chi sa chi sia Ritchie e chi invece conosce solo Jobs.” ed aggiungevo un PS “non sono due intelligenze diverse, uno solo dei due era intelligente, l'altro era ricco e famoso.”

Cosa c’è di strano e cosa d’interessante? Strano è il fatto che il collega insegna informatica e perciò dovrebbe sapere chi sia stato Dennis Ritchie, sicuramente sa, o crede di sapere :), chi sia stato Jobs e perciò dovrebbe capire che non “schifo” Jobs perché ricco e famoso, ma per il suo contributo allo sviluppo tecnologico, ma non è nemmeno questo in realtà non schifo affatto Jobs, ma un’informazione, ed un’opinione pubblica, che lo spaccia come un genio dell’informatica ed ignora Ritchie che genio dell’informatica è stato veramente. Da qui la cosa interessante: tra le “competenze” che la scuola dovrebbe curare e sviluppare c’è la “competenza imprenditoriale”. Ed il problema, almeno uno dei problemi, è che il modello d’imprenditore è Jobs, si avvalgono, male, della descrizione di Schumpeter. Il fatto è che l’analisi di Schumpeter è diventata narrazione mitica, e lo stesso Jobs lo è diventato. L’imprenditore come fattore d’innovazione è oggi colui che valorizza la quotazione in Borsa, colui che vende la sua immagine, si confronti la Bolla di Internet. In ogni caso nulla a che fare con l’innovazione o la tecnologia, semmai con la “vendita” di innovazione. Che sarebbe di questi imprenditori se cessasse la produzione di tecnologia, ricerca ed innovazione? Evidentemente se non esistessero le tecnologie non sarebbe possibile “innovazione”. Da dove nascono le tecnologie che hanno fatto la fortuna di Jobs? Dalle università, dai centri di ricerca, molti pubblici, da persone come Ritchie che aveva interesse a conoscere, scoprire e creare cose nuove per “piacere” e non a venderle, peraltro se le avessero vendute, brevettate, chiuse in copyright non avremmo avuto la storia di Unix, per la verità Unix nasce aperto perché il centro di ricerca, i Bell Laboratories, in cui lavorava Ritchie era legato ad At&T che controllava le comunicazioni telefoniche in regime di monopolio. Quando Unix divenne proprietario, cioè venne venduto, morì in mille dialetti. Ora se dovessi “spingere” i miei studenti proponendo modelli preferirei un miliardo di volte proporre Ritchie e non Jobs. Questo fatto è legato ad un processo, che secondo un mio amico risale agli anni ‘60 del secolo scorso, che è la “commercializzazione della conoscenza”, un asorta di sillogismo che dice: 1) La conoscenza produce ricchezza; 2) bisogna sviluppare conoscenza; 3) siccome la conoscenza va sviluppata con investimenti, s’investa sulla conoscenza immediatamente spendibile. Mi dispiace, ma non funziona così. Non è un caso che il giornale trasformi la ragazzina che sa fare cose che i suoi compagni imparano a scuola tutti i giorni, e meglio perché acquisiscono una conoscenza delle tecnologie più approfondita, ma che si “sa vendere” in un genio innovativo. E’ la retorica del garage, del Gates, che lascia l’università e crea DOS, manco per niente, o Jobs che all’università non c’è andato affatto. Peccato sia fuffa come quello che rischia di diventare la scuola.