Un approccio al tema sociale. Per una nuova visione politica.Parte seconda

E veniamo al centro del discorso. Il punto dove si distingue la proposta. Classicamente l’approccio alle questioni socio-politiche si organizza sulla dicotomia classica destra e sinistra. Oggi questo suddivisione è in crisi. Abbiamo destre sociali e liberali, e sinistre identitarie e individualistiche. L’intero panorama appare frammentato e confuso, il termine populismo, tipicamente concetto non riducibile alla schematizzazione classica (Destra e Sinistra), complica le cose introducendo una definizione classica per fenomeni nuovi. Si tratta, secondo me, di ripartire dai concetti fondamentali, a costo di schematizzare troppo e ridurre la complessità, ma il vantaggio di chiarire il campo è tale da permettere di pagare un costo. A mio avviso la molla che muove l’agire politico è il concetto di Giustizia. Nell’esaminare l’azione individuale o un sistema sociale o una legge o una qualunque scelta ci domandiamo: è giusto? La molla dell’azione, del nostro aderire o negare è nella risposta alla domanda. Prima ancora di definirsi, prima di dividersi, prima di scegliere esiste la domanda sulla giustizia. Una prima obiezione: così facendo si pone l’azione politica come basata su un’astrazione (la giustizia), è una forma di idealismo, non si tiene conto della dimensione storica di ognuno di noi… Sarebbe così se provassi a dare una definizione di Giustizia, ma me ne guardo bene. In questa fase iniziale essa è un sentimento, cioè il contrario esatto di un’astrazione. Una seconda obiezione, più fondata e produttiva: tu dici che quando agiamo prima cerchiamo di considerare giusta la nostra azione, ma potrebbe essere esattamente il contrario, cioè prima agiamo spinti da interessi, pulsioni, impulsi… e poi giustifichiamo la nostra azione come giusta. Non solo possibile, ma probabile, ma è un fatto che dobbiamo giustificare le nostre azioni. Naturalmente giustifichiamo le nostre azione davanti agli altri, fosse solo in maniera introspettiva cioè parlando con noi stessi. Questo chiarisce che la Giustizia è un fenomeno sociale, nessun animale possiede il senso della Giustizia e non ha senso porsi la questione. La Giustizia è un fenomeno culturale e sociale che nasce dalla capacità di analizzare le nostre azioni, non solo le diverse concezioni di cosa sia giusto o sbagliato, ma persino il porsi la domanda trova un senso solo nella socialità, la prima forma di socialità è con noi stessi. C’è, inoltre, un aspetto da considerare: noi nasciamo in un mondo che ci preesiste e nasciamo in condizioni date, cioè nasciamo in un paese con condizioni sociali determinate. Da subito prendiamo atto del mondo, ereditiamo valori e credenze, “subiamo” un istruzione ed un’educazione… I preesistenti, gli adulti (genitori e maestri) ci spiegano il mondo, il loro mondo e veniamo introdotti prima nella famiglia e poi nella società. In questa operazione costruiamo la nostra idea di cosa sia giusto, in parte la ereditiamo dai preesistenti e dalle nostre condizioni materiali di vita ed in parte la modifichiamo con un “altro” punto di vista. Il “contratto sociale”, sia nella forma implicita hobbesiana sia nella forma esplicita russoiana, trova la sua origine nella Giustizia, o nel bisogno di Giustizia. Peccato, o per fortuna, la definizione concreta del giusto non sia affatto semplice da conquistare ed una volta fatto debba continuamente essere messa in discussione. Queste banali considerazioni, credo, stiano alla base della teorizzazione di Rawls che proprio sul “bisogno” di giustizia ha costruito il suo sistema. Il sistema, o la sua argomentazione, di Ralws però ha dei requisiti stringenti in particolare due: la razionalità nella scelta, vista nella coerenza con il proprio interesse, e il minimax, cioè un metodo per minimizzare la massima (minimax) perdita possibile. Due postulati, troppi per ipotizzare una difesa possibile all’accusa di astrazione, accusa che, peraltro, Rawls ritiene un merito perché permette di definire un ragionevole concetto di Giustizia. Vedremo che non è la strada che propongo, sebbene sia la strada da cui parto.

Ora, per chiudere questa parte del discorso, la mia ipotesi è che tutti gli uomini cerchino cosa sia giusto, ma il fatto è che non è affatto facile scoprirlo. Amartya Sen lo spiega, dopo aver argomentato, con una storiella:

Un giorno tre bambini litigano perché tutti è tre vogliono un flauto di legno. Portati davanti ad un giudice imparziale argomentano il loro diritto ad avere il flauto (non ricordo i nomi che usa Sen e li ho modificati). Paolo dice:”Il flauto è giusto sia mio perché l’ho costruito io”. Maria afferma:”Il flauto è giusto sia mio perché dei tre sono l’unica che sa suonarlo e perciò se verrà dato a me non ne usufruirò solo io, ma anche chi mi ascolta”. Davide infine:”Il flauto è giusto sia dato a me perché Paolo e Maria hanno tanti giochi ed io nessuno e non è giusto esistano bambini che hanno molti giochi e bambini che non hanno nulla”

Si vede immediatamente che tutti i bambini hanno delle ottime ragioni per rivendicare il possesso del flauto. Certamente possiamo preferirne una, ma non possiamo non riconoscere l’argomentazione degli altri. Questa storiella dimostra, in maniera divertente, parecchie cose, ma due importanti per il nostro discorso:

1) che la giustizia non è facile da definire in maniera inequivocabile. Esisteranno sempre più opzioni giuste e la semplice argomentazione non è decisiva. Il conflitto è gestibile, ad esempio decidendo che si seguirà la preferenza del giudice, ma ineliminabile, le ragioni degli altri restano valide. Vedremo che tra le diverse opzioni per gestire il conflitto ne esistono diverse, ma una preferibile per molti motivi.

2) che la coerenza logica dell’argomentazione e la completezza d’informazioni, le opinioni dei tre bambini non divergono sui “fatti”, è vero che Paolo ha costruito il flauto, Maria è l’unica dei tre che lo sa suonare e Davide non ha altri giochi, mentre Maria e Paolo si, non sono requisiti sufficienti a dirimere la questione.

Da questa storiella emergono le distinzioni politiche che poi possono essere situate in una linea tradizionale Destra-Sinistra, ovviamente le posizioni sono molteplici perché le distinzioni sono posizionali e le soluzioni al problema della scelta svariate.