La scuola come Panopticon

Il dibattito sul DDL di riforma della scuola proposto dal governo Renzi è un esemplare modello di quella che è la società che si tenta di costruire.

Il modello prevede scuole autonome in cui il progetto educativo sia responsabilità del Dirigente Scolastico che sovraintende alla gestione delle risorse materiali ed umane, le gestisce ed organizza per raggiungere gli obiettivi posti e valutati a livello centrale. Ogni elemento dell'organizzazione valuta e gestisce, con limitati, ma  sempre più ampi spazi di autonomia, man mano, che si sale nella scala gerarchica, ed è valutato con un sistema di incentivi e disincentivi parametrati al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Ogni scuola fissa le sue necessità, elabora le sue strategie per perseguire gli obiettivi e l'intero sistema, le scuole, è valutato sulla base di rilevazioni oggettive che permettono di distribuire incentivi e disincentivi. Ogni soggetto a qualsiasi livello (scuola, dirigente, docente, studente) è percepito come un agente razionale che opera in funzione degli incentivi, è dotato di autonomia di comportamento (libertà) nei limiti del raggiungimento degli obiettivi. Il controllo del sistema è automatico e deriva dal sistema di valutazione e dagli indicatori di performance. Se gli indicatori segnalano che la scuola X non raggiunge gli obiettivi, il dirigente della scuola X verrà “sanzionato”, a sua volta il dirigente fisserà gli obiettivi dei docenti e valuterà il loro raggiungimento, i docenti fisseranno gli obiettivi degli studenti e così via.

Questo modello ha origini lontane e profonde. Esso trae origine dall'utilitarismo. Questa teoria ipotizza che l'azione umana individuale sia finalizzata alla massimizzazione dell'utile, detto in parole semplici un individuo, posto davanti ad n alternative, sceglierà l'azione che riterrà possa garantirgli il massimo dell'utilità o il minimo della disutilità. Siccome l'utilità dei singoli può essere sommata algebricamente, la società “migliore” è quella che massimizza il massimo dell'utile per il massimo delle persone, secondo la frase di Jeremy Bentham “Il massimo della felicità per il massimo numero di persone." Naturalmente è possibile influire sulle scelte delle persone attraverso un sistema di incentivi e disincentivi, opportunamente calibrato, pur lasciando libero ciascuno di decidere, ad esempio se vogliamo disincentivare l'abitudine al fumo perché diminuisce il benessere generale (l'utile generale) possiamo disincentivare i fumatori, aumentando il prezzo delle sigarette.

Illustrazione semplice, e finanche semplicistica di una teoria molto complessa e dalla lunga storia, ma per chiarire può bastare.

Jeremy Bentham progettò un carcere che garantisse il massimo della sicurezza con il massimo della libertà dei reclusi: il Panopticon, uno dei più straordinari edifici. Questo edificio ispirò autori come Foucault o Orwell che ne fecero la metafora del Potere.

L'edificio è costituito da una torre centrale dotata di finestre e da un anello di celle in cui sono posti i reclusi, uno per ogni cella, l'isolamento e la separazione sono fondamentali, il sistema funziona a condizione che il prigioniero sia un individuo, gruppi di individui solidali sono pericolosi (si confronti con le polemiche di oggi con i corpi intermedi, siano sindacati o associazioni professionali o d'interesse). Le celle sono dotate di finestre e dalla torre i prigionieri possono essere visti, ma loro non possono vedere nelle stanze della torre centrale chi vi sia o se vi sia qualcuno.

In questo modo ciascuno è pienamente visibile ad un osservatore che, ovviamente, può sanzionare comportamenti errati, non è necessario che si sappia quali siano i comportamenti errati o che vi sia e quale sia la sanzione, la semplice possibilità di un osservatore renderà automatico una forma di “autocensura” che spingerà il prigioniero ad atteggiamenti coerenti con la volontà dell'osservatore. Si badi che l'osservatore è invisibile, non può essere osservato e non risponde delle sua azioni, al limite può non esserci.

Per maggiori considerazioni rimando a Foucault “Sorvegliare e punire” ed Orwell 1984, come testi base perché la bibliografia è sterminata.

A me appare evidente la similitudine con il sistema-scuola ipotizzato dal DDL del governo: ogni agente (studente, docente, dirigente) è sottoposto ad indicatori di performance (test di valutazione ed autovalutazione) che possono variare e da cui dipendono incentivi (premi) e disincentivi (punizioni). Gli indicatori di performance sono stabiliti da anonime agenzie (INVALSI) di cui non si conoscono né gli autori né le logiche, se non per sommi capi, ma soprattutto gli agenti non hanno parte nell'elaborazione degli indicatori, ed è ovvio: il controllato non può essere il controllore. Addirittura il potere politico, che potrebbe e dovrebbe rispondere delle scelte, è scisso dalle agenzie che sono, o devono apparire, indipendenti e scientifiche. Il sistema finale è, apparentemente, perfetto e realizza l'obiettivo che non è l'efficacia del sistema formativo, ma il controllo. Di fatto il Panopticon è una macchina regolatrice il cui obiettivo è la conformità del sistema al potere, la riduzione della libertà come pensiero critico ed il potere come disincarnato, irresponsabile, assoluto.

Il sistema può funzionare? Forse, ma a condizione di distruggere la memoria e la storia, Orwell insegna "Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”, ovvero il senso della scuola come cultura, e questo è stato operazione tentata da tempo con qualche successo, si confronti la polemica sull'inutilità del liceo classico e delle materie umanistiche.

ADDENDUM

Poichè questo scritto ha ricevuto la critica di essere frutto di fantasia "complottista" pubblico un post di facebook del 28 marzo 2015, precedente alla stesura di questo post, ma posteriore alla sua ideazione,  in cui "mettevo le mani avanti"

Alle volte temo di esagerare e di cominciare a vedere piu' di quanto non sia. La riforma della scuola ha un'indubbia ispirazione di derivazione "manageriale" ed "aziendalista", leggendo il ddl si percepisce la cultura permeata e legata all'utilitarismo con piu' di un pizzico di "razionalismo illuminista". L'idea di rendere "efficiente" la scuola, di "orientarne" le azioni, mantenendone "flessibili" le articolazioni ed "autonomi" i soggetti. Insomma controllare il tutto, mantenendo "liberi" gli agenti mi ha ricordato il Panopticon e quanto scrive Michel Foucault, da li' ad Orwell il passo e' brevissimo, anche linguisticamente il PD sembra dedito con entusiasmo al "bispensiero". Sto anche scrivendo qualcosa, anche sulla scorta della riflessione sull'esperienza del New Labour, ma poi penso: "E se invece di un progetto di razionalizzazione del potere fosse semplicemente l'atavico servilismo italico, la spregevole ricerca di privilegi degli opportunisti e l'atavico trasformismo non rischierei di trasformare in una cosa seria quello che il frutto di un'immaturita' civile e culturale tutta nostra?" Scambiare la logica neorazionalista del potere con il "voto di scambio" ed il gusto per la "raccomandazione" sarebbe comico. Emoticon smileForse il Ddl non l'hanno scritto dei raffinati manipolatori del consenso, ma dei mediocri dalle superficiali letture e dall'immensa stupidita' tendente al criminale (nel senso in cui usa i termini Carlo Maria Cipolla), smetto di scrivere e non pubblico: il Panopticon e' cosa seria.

Forse il Ddl non l'hanno scritto dei raffinati manipolatori del consenso, ma dei mediocri dalle superficiali letture e dall'immensa stupidita' tendente al criminale (nel senso in cui usa i termini Carlo Maria Cipolla), smetto di scrivere e non pubblico: il Panopticon e' cosa seria.