Per un approccio all'analisi della scelta. Parte prima

Se occorressero prove dello stato miserevole del nostro mercato editoriale le vicende dei libri di Albert O.Hirschman potrebbero costituire la dimostrazione del disinteresse verso la saggistica di alto livello. Albert O.Hirschman è morto, all'età di 97 anni, l'11 dicembre del 2012 ed è stato uno degli economisti più importanti del XX secolo, anche se la definizione di economista gli sta stretta, come ogni altra definizione. Intellettuale capace di grandi progetti interdisciplinari e interessante per molti aspetti. Il sito sbilanciamoci.info gli ha dedicato alcuni profili e lì rimando per chi volesse cominciare a conoscere una vita ed un pensiero che meriterebbero un film http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/alter/Albert-O.-Hirschman-la-vita-e-il-lascito-15945

Il suo capolavoro Lealtà, defezione, protesta. Rimedi alla crisi delle imprese, dei partiti e dello stato è stato pubblicato l'ultima volta da Bompiani nel 2002 come 2 edizione, il libro è del 1970, esaurito da tempo, è introvabile anche nel mercato dell'usato. Da questo libro vorrei partire per suggerire delle riflessioni su alcuno argomenti di attualità. Il problema è parlare di un libro che non si è letto, su internet ho trovato un edizione in inglese, ma è mutila ne mancano ca. 20 pagine e il mio inglese non è sufficiente per una comprensione che non sia generale e superficiale. Fatta la doverosa premessa di che si parla? Hirschman analizza la risposta che gli utenti/clienti possono mettere in atto quando sono scontenti di un prodotto/servizio. La risposta classica per gli economisti è l'uscita (exit). Semplicemente si “esce” dal mercato e ci si rivolge ad un prodotto/servizio di un' impresa concorrente. L'uscita segnala, con il conseguente calo delle vendite, il declino del prodotto e mette in condizione l'impresa di capire che qualcosa non va, permettendo una correzione di rotta ed il miglioramento del prodotto/servizio. Questa risposta è sostanzialmente l'unica che venga presa in considerazione dagli economisti, ma Hirschman suggerisce ce ne sia un'altra da considerare: la voce (voice). La voce è la protesta, il manifestare il proprio scontento, dichiarando cosa ci ha lasciato scontenti. Anch'essa ha come obiettivo il miglioramento del prodotto/servizio. Le due scelte sono viste come alternative, l'una come la scelta del consumatore, anzi la scelta che esprime quella che viene definita la “sovranità del consumatore” nel libero mercato, l'altra come la scelta politica per eccellenza. Hirschman esplicitamente si riferisce al dibattito sull'educazione e sulla riforma scolastica e cita Milton Friedman come il paladino della scelta dell'exit contro la voice. Basta confrontare le due scelte per notare che ognuna ha pregi e difetti. Infatti l'exit è poco costosa per chi la pratica, basta un attimo per scegliere di cambiare prodotto, ma reca poche informazioni per l'impresa che produce il prodotto (non comprano il mio prodotto, ma perchè? Cosa non va? Come posso risolvere?), la voce invece è molto costosa per chi la sceglie, ci vuole tempo e, talvolta, risorse per motivare il dissenso, comunicarlo, organizzare la protesta... L'esito non è certo (mi ascolteranno? Riuscirò a convincerli?), però la scelta è ricca di informazioni sulle mie preferenze e comunica all'impresa cosa non va. Inoltre l'una non esclude l'altra, come sembra pensare l'economia, infatti la voce è più forte se prevede l'exit come possibilità e l'exit si rafforza se implica la possibilità di comunicare direttamente cosa non va. Insomma scelta economica (exit) e scelta politica (voice) non si escludono, ma anzi si possono rafforzare vicendevolmente. Inoltre l'exit non è sempre è praticabile, è il caso del monopolio (cosa faccio se è una sola impresa a produrre ciò che mi serve o se sono poche e sostanzialmente d'accordo tra loro?) o di beni molto costosi (ad esempio se acquisto una casa e non mi soddisfa?) o in caso di asimmetria informativa (il consumatore non sa che ci sono possibili alternative o l'impresa non sa come migliorare il prodotto. L'informazione non circola, resta in possesso di uno dei partecipanti). Anche l'efficienza dell'exit in questi casi fallisce, sia dal punto di vista del consumatore che del mercato. Dunque azione individuale e collettiva non si escludono, ma si integrano, alle volte rafforzandosi, alle volte danneggiandosi ( la presenza di una scuola privata poco costosa, per finanziamenti pubblici, rafforza l'exit anzichè la voice). A complicare le cose Hirschman introduce un terzo concetto: la lealtà. La lealtà è quel sentimento di affezione che la gente prova verso un prodotto o una marca, tipico l'utente apple che è capace di “sopportare” piccoli e grandi difetti dei prodotti lanciati. La lealtà opera in maniera ambigua, da un lato spingendo a voler far migliorare il prodotto, utilizzando la voce anzichè l'exit, all'altro spinge ad “accontentarsi” e costituisce una risposta a se (non importa se il mio prodotto costa di più o è meno efficiente, è il mio prodotto, la mia marca). E' possibile costruire delle tabelle, ed è stato fatto, che mostrano l'interazione tra le opzioni possibile, anche se le opinioni sul miglior mix o la scelta finale divergono da costruzione a costruzione, dimostrando che quando Hirschman parlava di complicare l'economia non scherzava. Perchè questa lunga, ma sintetica e semplicistica, disamina di parte di un testo del 1970? Perchè credo che un'analisi che usi queste categorie sia utile anche a capire alcune dinamiche politiche del nostro paese e cercherò di presentare un abbozzo di analisi in un prossimo articolo.