Sulla direzione di ieri: qualche riflessione

Bisogna contestualizzare questo articolo, scrivo il 5 maggio del 2013, ma bisogna anche leggerlo in maniera non direttamente legata al fatto che commenta, altrimenti avrei scritto su facebook e non sul blog. Quindi pazienza e, se avete voglia di leggere, vedrete come contestualizzando si possono trarre considerazioni che, se non sub specie aeternitatis, valgono per un periodo più lungo.

Cosa è successo? Nel corso di una direzione provinciale del PD alcuni dirigenti del partito (Molonia, Bottari;Russo, Quero, Grioli) hanno avanzato durissime critiche al modo di condurre questa campagna elettorale. Genovese ha risposto per le rime rivendicando unità e la necessità di “sacrifici” per mantenere una coalizione “allargata”. I giornali online e la Gazzetta hanno titolato circa “Genovese contestato”, “Genovese messo in minoranza” e Genovese ha risposto “Ma quale minoranza? Sono gli scontenti e rappresentano il 20% del partito, l'80% condividono”. Tutto bene: o Scontenti 1-Genovese 0 o Genovese 8-Scontenti 2 Se questa fosse la questione sarebbe risolta facile. Il fatto è che non è così, è più complicato. Partiamo da una constatazione: l'affermazione “sono gli scontenti” è lapalissiana, infatti se fossero contenti starebbero zitti o applaudirebbero. L'altra rappresentano il 20% è possibile, possono pure essere meno. Ma con queste due affermazioni non si tocca il merito della questione: gli “scontenti” perchè sono “scontenti? Si tratta di risposte che non rispondono. Vediamo perchè sono scontenti. A me che non faccio parte della direzione, sembra che pongano due questioni:

  1. Chi, quando e dove ha deciso questo modo di condurre la campagna elettorale?

  2. Questa coalizione sta diventando tanto larga che perde il suo significato politico. Stiamo imbarcando molti transfughi del centrodestra, ma è opportuno, morale ed utile?

Così diventa più complicato. L'eludere la questione dicendo “sono scontenti” non risponde, a meno che non si voglia dire: “sono scontenti perchè non trovano collocazione nelle liste soddisfacenti, dovendosi far da parte per accontentare i nuovi alleati”.

Ma anche se così fosse, le due domande sono eluse, se mai se ne porrebbero molte altre.

La prima domanda non trova risposta, e non può trovarla, perchè il partito manca di segretario provinciale e cittadino, le assemblee direttive non si sono riunite prima. Per cui la gente si è candidata autonomamente, mettendo manifesti prima che il partito accettasse le loro candidature. Oppure è Genovese che ha scelto sia la linea che le candidature e non ne ha parlato con nessuno. Come che sia non vi è chi non veda che il risultato è che il PD non esiste o è una persona. Mi sembra che questo basti per dire che gli scontenti han ragione ad esserlo.

Per la seconda, in politica la morale non conta, per cui, secondo me, è immorale, ma non fa niente (in realtà fa, ma facciam finta cosi non sia, non vogliamo passare per moralisti?). E' opportuno e utile? Forse si, se riteniamo che ogni “transfuga” trasporti un pacchetto di voti congruo. 2000, 10000, 100000? Non è importante, un ex assessore della giunta di centrodestra ha un suo consenso che sposta ed è meglio che venga a noi, anziché andare altrove. Il ragionamento fila, ma non tiene conto che quei voti ci tolgono altri voti, quanti è difficile quantificare forse algebricamente sono meno di quelli che ci portano, ma non è importante. Perchè non si tratta di somme algebriche, non bisogna contare solo quelli che ci votavano e che non ci voteranno perchè “schifati”, ma anche tutti quelli che avrebbero potuto votarci e si rivolgeranno altrove. I tempi dei voti di fedeltà son finiti. Un comico con una campagna azzeccata ed illustri sconosciuti candidati ha preso il 25%, un altro 25% si è astenuto. Cosa si vuole fare? Continuare così fino a quando non ci saranno alternative se non i “pacchetti di voti” dei politici per tutte le stagioni o i pentasiderei (un sostituto si trova, se Grillo si sgonfia , si gonfierà l'astensione)? Gli scontenti pensano che sarebbe meglio cercare di conquistare i voti dei cittadini con le persone ed i programmi, con una campagna elettorale di proposta. Forse sono ingenui, i transfughi portano voti e con quei voti noi vinciamo, però il fatto che i transfughi non portano solo voti, portano anche problemi, “clientes” e pratiche che poi vincoleranno il sindaco che dovrà onorare debiti. Se anche vincessimo e cominciamo a temere che sia a rischio, riusciremo a governare senza che tra 5 anni i cittadini ci rimproverino la giunta Calabrò? Con persone che hanno passeggiato per tutto l'arco costituzionale, ed oltre, portandosi un codazzo di “affezionati” poi dovremo pensare a loro ed al codazzo. Si confrontano due modi di interpretare la politica non dal punto di vista morale, ma pratico. Qualcuno ritiene che le pratiche trasformistiche siano una palla al piede sia nel crescere nel consenso sia nel governare. Altri invece seguono la vecchia e, a suo modo, intellettualmente dignitosa pratica che il vecchio Andreotti sintetizzava in “il potere logora chi non ce l'ha” ed il “meglio tirare a campare che tirare le cuoia”.  Per i pedanti le battute vengono fuori direttamente dai consigli del cardinale Mazzarino. Chi ha ragione? Lo vedremo. Per ora c'è qualcuno che manca in questa discussione, invece dovrebbe esserci perchè è lui il protagonista: Felice Calabrò. Noi siamo decisi a far vincere Calabrò, malgrado le scelte infelici. Presenteremo una nostra lista, se avrà successo cambieremo il partito, la politica e Messina, altrimenti avrà avuto ragione il vecchio Cardinale. Alla fine in politica il consenso conta per tutti

Commenti

Cmq la si pensi, trovare le ragioni degli scontenti non é mai difficile. Lo é ancor meno quando, storie familistiche locali, si incrociano con vizi antichi della politica.
Credo che il PD in generale sia un partito ormai abbastanza vuoto, a Messina in particolare, che Genevose ne sia il suo massimo esponente é in se un'aberrazione.

Posso condivider. Ma se togliamo il PD, ormai vuoto, cosa resta dei partiti in Italia? Posso pensare a finale di partito di Revelli, interessarmi ad ALBA, ma non riesce ad affascinarmi l'idea di una politica movimento. Preferisco provare a acambiare il PD, se non ci riesco, vuol dire che il sistema "cardinalizio" ha ragione.

C'è una vecchia strategia che consiste nel far sì che la parte più critica ed esigente si allontani dal partito, cercando poi di sostituirla con transfughi e clientes. Ciò assicura comunque la maggioranza al gruppo dirigente. Poco importa se il partito della sinistra diventa altra cosa.
Ho sperimentato personalmente il metodo quando ero nella direzione del PDS. Non me ne andai per mia volontà, ma perchè fui costretto a furor di.... (di popolo? no, di gruppo dirigente). Avevo osato, dopo la sconfitta alle amministrative e (si badi) a campagna elettorale conclusa, criticare sulla stampa il modo in cui ci si era arrivati. Ovviamente questo era l'ultimo atto. Avevo iniziato con un'assemble degli iscritti autoconvocata.
Cosa fare? A mio avviso non mollare ma cercare di raccogliere il consenso su una linea seria e credibile. È significativo che tra i "dissenzienti" attuali (ho letto sopra i nomi) ci siano anche alcuni dei miei più accesi accusatori di allora.

Conosco bene quello che dici, l'ho vissuto sulla mia pelle, ma allora avevo 18 anni, ora ne ho 53. Credo anche di capire di chi parli, i vecchi vizi sono duri a morire. Spero sia bbia occasione di scambiare due parole a quattr'occhi e scopriremo che in tempi diversi abbiamo vissuto esperienze simili e che non siamo i soli. Spero questa volta vada diversamente.