Svalutazione fiscale

Spesso leggo da comuni mortali, ma anche da economisti affermati, che uno dei problemi, italiani ed europei, è che gli stati non posseggono più la sovranità monetaria e, perciò, non possono affrontare eventuali gap di produttività con svalutazioni competitive che rendano appetibili i loro prodotti sui mercati esteri (export). Il problema sarebbe che così il saldo commerciale (importazioni- esportazioni) diventa negativo, come a dire che ricchezza interna va all'estero per pagare il di più che si importa. E' noto che l'attivo commerciale tedesco è spaventoso, molto superiore di quanto prevedano i malfamati trattati europei, il che dovrebbe esporre la Germania ad un procedimento d'infrazione con sanzioni e procedure di rientro. La politica che vede la ricchezza di un paese nell'export e nel saldo attivo del bilancio commerciale viene comunemente chiamata “mercantilismo” ed oggi la Germania è l'araldo e la paladina di questa visione economica. Non è qui il caso di mostrare quanto sia disastrosa questa visione economica, oltre che primitiva, bensì sottolineare che in realtà risultati simili a quelli di una svalutazione competitiva si posson ottenere anche in mancanza della piena sovranità monetaria. Normalmente si ritiene che uno stato agisca economicamente attraverso la politica monetaria, se produco più moneta questa si svaluterà, ma in realtà gli stati hanno un'altra potente leva economica: la politica fiscale. Infatti un aumento della tassazione indiretta (l'IVA) può comportare effetti comparabili a quelli di una svalutazione (sotto il link al paper tecnico). Semplificando il saldo commerciale può essere in attivo quando il valore delle esportazioni supera il valore delle importazioni, questo risultato si può ottenere mediante l'aumento delle esportazioni, ma anche mediante la diminuzione delle importazioni. Se io importo merci per 100 milioni di euro e ne esporto per 80 milioni ho un saldo negativo di -20 milioni, ma se riduco le importazioni a 60 milioni, mantenendo invariato il valore dell'export, avrò un saldo positivo di +20 milioni. Ora l'aumento dell'IVA, alzando i prezzi delle merci, diminuisce i consumi e riduce le importazioni. Chi vuole può leggere il paper, ma si osserva che i risultati di un'operazione dle genere sono del tutto analoghi. Anche con la svalutazione ottieni inflazione (aumento dei prezzi), riduzione dei consumi (la moneta vale meno quindi si acquistano meno prodotti), miglioramento del saldo commerciale. Addirittura se a questa manovra si aggiunge la diminuzione dei salari, sia in termini monetari che in intensità di lavoro, e della tassazione sul lavoro, ma soprattutto sulle tasse d'impresa che incidono sul lavoro (IRAP) l'effetto di aumento di competitività e facilitazione all'export si accentua. Questa linea politica è una politica economica tutta orientata all'offerta, non tiene conto degli effetti sulla domanda interna ed estera (inutile dire che se tutto il mondo attuasse queste politiche la domanda diminuirebbe ovunque e perciò le esportazioni sarebbero comunque difficili). Chi legge, credo, veda il problema, la difficoltà del ragionamento che può trovare un correttivo nella possibilità di investimenti di capitale estero, il mercantilismo sta alla base di molte teorie legate all'imperialismo ed al colonialismo. E' ovvio che la diminuzione di salari e condizione di lavoro faciliti la possibilità che si vogliano investire capitali stranieri, a condizione che questi capitali servano a produrre cose che poi possano essere vendute da qualche parte, ancora il problema della domanda. 
PS La mia non condivisione sui modelli di crescita export-led (guidati dalle esportazioni), specie se accompagnati da svalutazioni competitive, mi porta a dare un giudizio negativo sull'ultima fase del “miracolo italiano” diciamo dalla crisi del '63, ma questa è un'altra storia
http://www.princeton.edu/~its…/papers/FiscalDevaluations.pdf