Diario semiserio di una campagna elettorale: seconda puntata

Domenica pomeriggio, pausa elettorale. Lauto pranzo e pennica pomeridiana, l'età si sa... Mi sveglio con in mente che risuona la Vispa Teresa. “Sta Farfalla ti ossessiona Rosario, dopo il 9 sarà il caso di parlare con l'analista”. Ma niente una vocina nella testa mi dice:

“La vispa Teresa
avea tra l’erbetta
A volo sorpresa
gentil farfalletta
E tutta giuliva
stringendola viva
gridava distesa:
“L’ho presa! L’ho presa!”.

A lei supplicando
l’afflitta gridò:
“Vivendo, volando
che male ti fò?
Tu sì mi fai male
stringendomi l’ale!
Deh, lasciami! Anch’io
son figlia di Dio!”.

Teresa pentita
allenta le dita:
“Va’, torna all’erbetta,
gentil farfalletta”.
Confusa, pentita,
Teresa arrossì,
dischiuse le dita
e quella fuggì.”

“La vispa Teresa...”

E non smette, allora mi sovviene il continuo della storia come lo ha disegnato un grande poeta nel 1917

Se questa è la storia
che sanno a memoria
i bimbi di un anno
pochissimi sanno
che cosa le avvenne
quand'era ventenne.
Un giorno di festa
la vispa Teresa
uscendo di chiesa
si alzava la vesta
per farsi vedere
le calze schiffonne
che a tutte le donne
fa molto piacere.

Armando il pittore
vedendola bella
le chiese il favore
di far da modella.
Teresa arrossì
ma disse di sì.
"Verrete?" - "Verrò:
ma badi però..."
"Parola d'onore!"
rispose il pittore.

Il giorno seguente
Armandol 'artista
stringendo furente
la nuova conquista
gridava a distesa:
"T'ho presa t'ho presa!"
A lui supplicando
Teresa gridò:
"Susumi fai male
la spina dorsale:
mi lasci che anch'io
son figlia di Dio...
Se ha qualche programma
ne parli alla mamma..."
A tale minaccia
Armando tremò
dischiuse le braccia
ma quella restò.

Perduto l'onore
sfumata la stima
la vispa Teresa
più vispa di prima
per niente pentita
per niente confusa
capì che l'amore
non è che una scusa.
Per circa tre lustri
fu cara a parecchi:
fra giovani e vecchi
oscuri ed illustri
la vispa Teresa
fu presa e ripresa.
Contenta e giuliva
s'offriva e soffriva.
(La donna che s'offre.
se apostrofa l'esse
ha tutto interesse
a dire che soffre.)

Ma giunta ai cinquanta
con l'anima affranta
col viso un po' tinto
col resto un po' finto
per torsi d'impaccio
dai prossimi acciacchi
apriva uno spaccio
di Sali e Tabacchi.
Un giorno un cliente
chiedendo un toscano
le porse la mano
così... casualmente.
Teresa la prese
la strinse e gli chiese:
"Mi vuole sposare?
Farebbe un'affare!"
Ma lui di rimando
rispose: "Nono!...
Vivendo e fumando
che male ti fo'?
Confusa e pentita
Teresa arrossì
Dischiuse le dita
e quello fuggì.

Ed ora Teresa
pentita davvero
non ha che un pensiero:
d'andarsene in chiesa.
Con l'anima stracca
si siede e stabacca
offrendo al Signore
gli avanzi di un cuore
che batte la fiacca.
Ma spesso fissando
con l'occhio smarrito
la polvere gialla
che resta sul dito
le sembra il detrito
di quella farfalla
che un giorno ghermiva
stringendola viva.

Così come allora
Teresa risente
la voce innocente
che prega ed implora:
"Deh lasciami! Anch'io
son figlia di Dio!"

"Fu proprio un bel caso!"
sospira Teresa
fiutando la presa
che sale nel naso.
"Se qui non son lesta
mi scappa anche questa."
E fiuta e rifiuta
tossisce e sternuta:
il naso è una tromba
che squilla e rimbomba
e pare che l'eco
si butti allo spreco...
Tra un fiotto e un rimpianto
tra un soffio e un eccì
la vispa Teresa...
. . . . . . . . . . . . . . . .
lasciamola lì.

(1917 Trilussa)

 

Ma perchè a me capita di pensare cose del genere? E cosa significano? Ma significano qualcosa? Forse son stanco. Prendo il telefono, vediamo che ne pensa l'analista.